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Si tratta un’azione performativa tenutasi nel 2018 presso il Cortile d’onore di Palazzo Cusani, sede del Comando Militare Esercito Lombardia, nel quartiere di Brera, Milano.
Una performance in cui Erica Tamborini asserisce l’abbandono totale di ogni messa in scena della sua Arte, attraverso il dialogo di lei con un cavallo. “Dialogare, fianco a fianco, con un cavallo – afferma l’Artista – significa l’abbandono totale di ogni finzione. Il cavallo ti mette “a nudo” perché sente le emozioni di chi lo conduce e gli sta a fianco, impedendo qualsiasi finzione”. In questa asserzione si rivela la poetica di Erica Tamborini. Poetica espressa dall’azione coordinata e condivisa con il suo cavallo, uno stallone maremmano che ha percorso al suo fianco il Cortile d’onore di Palazzo Cusani condividendo all’unisono, grazie alla totale accettazione e fiducia dell’uno nell’altra, lo stesso ritmo del passo, il medesimo respiro, fino a raggiungere la sintonia e un esito simbolico che trasfigura questa Azione in una metafora dell’arte che intende affermare oggi una nuova verità.
La mostra, sottointitolata, Prendere posto delle immagini di forme concrete,
restituisce per immagini la performance dell’Artista con il Cavallo, dando consistenza visiva allo “sguardo dell’altro”, lo guardo fotografico che è al contempo testimonianza documentale e interpretazione individuale e collettiva. L’intento di questa mostra è di offrire un’inedita riflessione in merito alla percezione visiva come atto conoscitivo e al tempo stesso come inatteso e spaesante svelamento di un altro vedere attraverso l’incontro con l’arte. Offrendo una nuova visione costituita dalla fusione degli sguardi incrociati e le interpretazioni realizzate dall’Artista a dai suoi fotografi. – ET
Vi domanderete perché una performance condivisa con un cavallo.
Il cavallo sente il corpo e l’anima di chi lo conduce e gli sta a fianco. Il “dialogo” che si è creato, si fonda su una reciproca fiducia nella consapevolezza, che ogni pensiero, ogni emozione, ogni stato d’animo viene immediatamente percepito dal cavallo e tradotto in un suo particolare comportamento. Se ho paura o sono nervosa anche il cavallo lo sarà. Ecco allora che la condivisione da parte di entrambi, dell’artista e del cavallo, di un percorso cadenzato sullo stesso passo e sullo stesso respiro sta per la messa a nudo – in più di un senso – di un “fare” arte che propone una disarmante trasparenza e un’immediatezza che finisce per corrispondere all’autenticità dell’arte.